A seguito dei tragici eventi in Israele e Palestina, osserviamo con rammarico (ma non con sorpresa) il replicarsi della logica binaria già vista ai tempi della guerra al terrore “O con noi, o con i terroristi” (solo recentemente ri-declinata “O con noi o con Putin” con la guerra in Ucraina).
Non intendiamo affrontare nuovamente questa discussione, che era fallace nelle sue precedenti iterazioni e continua ad esserlo tuttora. Riteniamo di aver sempre mantenuto una posizione coerente, rigorosamente pacifista ed antimilitarista, che ha come unica aspirazione quella di ottenere una de-escalation militare, che porti ad una pace duratura.
A beneficio di tutti i politici e i commentatori con l’elmetto ci limitiamo a chiarire alcuni punti fondamentali che valgono per tutti i soggetti coinvolti nel conflitto Israelo-Palestinese (e non solo):
• Le uccisioni ed i rapimenti di civili sono inaccettabili.
• Due torti non fanno una ragione, e un crimine di guerra non ne giustifica un altro.
• La rappresaglia collettiva su civili innocenti è una barbarie (anche quando a praticarla non sono i Nazisti come 80 anni fa).
• Giustizia e vendetta non sono sinonimi (anche se le confondete spesso).
Nel caso del conflitto Israelo-Palestinese, rivendichiamo senza vergogna di aver sempre parteggiato per il popolo Palestinese (che non corrisponde ai gruppi politici/militari), riconoscendo il suo diritto all’autodeterminazione ed ad un futuro dignitoso di pace. L’ennesimo ciclo di violenza degli ultimi giorni non cambia nulla nel quadro generale: in Palestina l’ultimo giorno di occupazione sarà il primo giorno di pace.
Fermare l’escalation!
Fermare i bombardamenti!
[Comunicato approvato a maggioranza dalla sezione]

